CHE COSA SONO I SOCIAL MEDIA E IN COSA SI DIFFERENZIANO DAI MEDIA TRADIZIONALI?

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    Ad oggi la definizione più nota accreditata è quella proposta da Andreas Kaplan e Michael Haenlein all’interno dell’articolo “Users of the world, unite! The challenges and opportunities of social media“. Gli autori definiscono i media sociali come «un gruppo di applicazioni internet-based che costituiscono i fondamenti ideologici e tecnologici del web 2.0 e che consentono la creazione e lo scambio di user-generated content». La caratteristica principale è quindi la loro orizzontalità nella creazione e diffusione dei contenuti che si contrappone alla verticalità dei classici mass media.

    A differenza dei media tradizionali, infatti, nei media sociali tutti i soggetti sono al medesimo livello. Le stesse aziende non hanno più potere né controllo sui contenuti prodotti dagli utenti, ma costituiscono un nodo di una rete più ampia. Con l’avvento dei social media cambiano non solo i classici ruoli della comunicazione, ma anche le modalità di comunicazione: non si parla più di un messaggio unilaterale di tipo “one to many” o “broadcasting”, ma di un messaggio multidirezionale del tipo “many to many” o “peer to peer”. Il “monologo” diventa un “dialogo” tra utenti, media e aziende, emittente e ricevente si alternano in un flusso continuo di ruoli, ma privo di gerarchie.


    IL POTERE DIROMPENTE DEI MEDIA SOCIALI

    A cambiare però non sono solo le abitudini e la dieta mediatica dei consumatori. La nascita dei social media – con tutte le dinamiche annesse – ha rivoluzionato molti dei tanti aspetti che caratterizzano la nostra società. Non solo quelli pratici e tecnologi, ma anche i paradigmi comunicativi, le dinamiche sociali fino ad arrivare ai singoli equilibri di potere che sono stati stravolti dall’ingresso di nuovi soggetti che si affiancano – e in alcuni casi sostituiscono – a quelli tradizionali. Come sottolinea il sociologo Fausto Colombo, all’interno de “Il potere socievole“ (2013), «due nuovi soggetti sono diventati parte attiva del potere aggiungendosi a quello detenuto dalle istituzioni tradizionali: le agenzie non istituzionali che operano su Internet e gli stessi utenti», protagonisti iper-connessi di questi nuovi equilibri. Il che, associato all’elevata accessibilità, alla velocità di diffusione dell’informazione e ai costi decisamente contenuti, ha condotto a una vera e propria democratizzazione del mezzo stesso. L’emergere di nuove tecnologie alla portata di tutti e di una rete Internet accessibile, infatti, ha trasformato gli utenti da meri fruitori di contenuti a produttori attivi degli stessi: tutti possono creare nuovi contenuti che chiunque può modificare, condividere e distribuire a proprio piacimento.


    Tuttavia, per quanto l’avvento dei media sociali abbia condotto a cambiamenti perlopiù positivi della nostra società, non sono da sottovalutare le conseguenze negative. Riprendendo quanto afferma Fausto Colombo, se è vero che i social media permettono di soddisfare in modo rapido e gratuito tutta una serie di bisogni, è anche vero che la soddisfazione di tali bisogni è controbilanciata dalla cessione di informazioni personali che non sempre è sotto il controllo diretto dell’utente. Ai rischi per la privacy si aggiungono poi i rischi legati alla pressione sociale a cui l’utente è costantemente sottoposto così come quelli legati alle nuove forme di dipendenza digitale, solo per voler citare qualche esempio.

    Fonte InsideMarketing
     
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